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GIOCHI SCONCERTANTI , A DIR POCO OPACHI. VEDIAMOLI DA VICINO

FATTO ”SPARIRE “ PERFINO IL DECRETO DI PAOLA SU REDDITI 2010 e 2011

Continua, nelle migliore tradizione, la linea opaca sugli alloggi. Le gesta non certamente eroiche dello ”Zoccolo Duro”, nel solco della tradizionale continuità.

Succede anche questo: se c’è un articolo e un comma di ostacolo, l’ordine è di abbatterlo; qualcuno poi, in altra sede, aggiusterà le carte. Se poi c’è addirittura un intero Decreto in vigore da anni, che è di impedimento al proprio disegno prestabilito, come ad esempio il Decreto dei Redditi 2010 e 2011? Ancora più facile, basta ignorarlo e il Decreto evapora. Tanto chi se ne accorge? “ Noi abbiamo studiato un anno” ampi stralci dell’illuminante documento rivelatore. Il tutto per rendere compatibile la materia con le loro mire, le più inconfessabili. Continuare l’invio dei fax al Presidente Latorre, unica nostra arma per chiedere un incontro con CASADIRITTO e cercare di far prevalere la ragione.

L’habitat nel cui ambito muoversi, viene considerato stanco e sfiduciato. Molte famiglie di gente perbene sono state ”convinte” con le buone maniere ( i canoni “liberi” del Decreto del 16 marzo 2011) a fuggire disperatamente. Le altre che resistono guardano con timore l’arrivo sempre possibile di una lettera. Come a Roma (Aeronautica e Marina) può essere sempre incombente il recupero coatto, per chi non rientra in particolari categorie. E’ ora quindi di dare una botta finale: quella della soluzione definitiva.

Il Decreto primavera-estate poi diventato autunno inverno per via delle lungaggini istruttorie, della Ministra Pinotti del 7 maggio 2014, poteva essere considerato una inversione di tendenza, ma rimane una eccezione, a parte i ritardi colpevolmente programmati con i cavilli pretestuosi in tutta la fase di istruttoria, tuttora in corso. Ma comunque è da considerarsi conclusa quella “luna di miele” ove gli strateghi hanno mostrato un certo ripensamento. Finita perché, sembra del tutto assente, il controllo e la pressione dell’autorità politica che sempre dovrebbe svolgere opera di controllo e di sindacato ispettivo, senza la quale la parte più “sbrigativa”, quella che mostra i muscoli, prende inevitabilmente la mano.

Sembra emergere infatti, a chiare lettere, l’attuale fase che dà la misura dell’ossessione mai sopita e del nuovo impegno che lo Zoccolo Duro, che ha in consegna la materia, dispiega in tutti i suoi aspetti utilizzando, a seconda dei casi, protervia , superficialità, menefreghismo, e ci spiace dirlo, faciloneria e supponenza, che si può nascondere anche in semplici Atti Parlamentari, che apparentemente vengono fatti passare per “routine” o peggio come atti di buona amministrazione o di affinamenti dettati da buon senso. Ci riferiamo ancora alla seduta di quel 19 dicembre 2013, presso la Commissione Difesa del Senato.

OCCORRE PRESTO RIPRISTINARE LA NORMA PRIMARIA, ANCHE SE CONTINUERANNO A MINIMIZZARE

Ora tutto quadra. Ma quale “opportunità”, ma quale “eliminare incertezze applicative“ Il Presidente Sen. Nicola Latorre nel recepire dall’alto del suo scanno la soppressione dell’art. 286 comma 4, dava l’avvio (è del tutto secondario se consapevole o meno) alla cancellazione della più importante clausola di protezione scritta, operata negli ultimi 25 anni. Veniva rimossa quella formidabile “ pietra angolare” che costituisce da più lustri una certezza e una tutela per tante famiglie del ceto medio e sorregge, in tema di diritti, anche tutte le altre situazioni alloggiative, anche quelle che posseggono con una certa capacità reddituale di poco superiore. E non sempre il tema è la capacità reddituale ma spesso si tratta di beni non disponibili o più semplicemente di data di perdita del titolo. Se cade un principio, tutto il resto discerne di conseguenza. Cadendo, se non si provvedesse, tutto l’edificio verrebbe giù.

Situazioni di minimizzare, da parte dell’Amministrazione Centrale della Difesa, dicendo che tanto non è successo niente, che vale la norma praticata e non tanto quella scritta, tutto rimarrà nella maggior parte dei casi come prima, ingarbuglierà ancora di più il già inestricabile groviglio. Ci riferiamo, andando immediatamente nel tecnico e fuori di metafora.

ART. 306 Decreto Legislativo n.66 del Codice di Ordinamento Militare del 15 marzo 2010 e succ. modif.

Continua a riportare al par. 2 “entro il 31 marzo di ciascun anno, il Ministro della Difesa, sentite le competenti commissioni permanenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, definisce con proprio decreto….. Il Piano indica altresì i parametri di reddito sulla base dei quali…. possono mantenere la conduzione.... etc.etc". Ma non c’è più l’art.286 comma 4 ora soppresso, nel quale era precisato il tipo di canone da pagare COME E’ BEN EVIDENTE, MANCA LA NORMA PRIMARIA.

CHE FINE HA FATTO IL DECRETO FIRMATO DALL’ALLORA MINISTRO DELLA DIFESA DI PAOLA DEL 12 GIUGNO 2012? QUEL DECRETO NEI FATTI E’ SPARITO. CHI CE LO DICE?

Riportiamo ampi stralci della lettera che UN IMPORTANTE COMANDO DELLA CAPITALE ha spedito a gennaio 2015, ad un utente che dal gennaio 2011 ricadeva sotto quel Decreto, pagando l’Equo Canone. Fino ad oggi. Ora la lettera dice:

1.“ ………..omissis….in pari data (gennaio 2011) è stato determinato nei confronti della S.V. un canone risultante dalla normativa sull’equo canone senza maggiorazioni secondo quanto previsto dal comma 4 dell’art. 286 del D.Lgs 66/2010 disciplinante la determinazione del canone a favore di quei sine titulo che rientravano nei benefici contemplati dal Decreto Ministeriale riguardante il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo del Ministero della Difesa.

2. Successivamente, a seguito dell’abrogazione del citato comma 4, intervenuta ad opera del D.lgs n.7 del 28 gennaio 2014 (ma guarda un pò) entrata in vigore il 26 febbraio 2014, E’ STATO AVVIATO DA PARTE DI QUESTA AMMINISTRAZIONE UN APPROFONDIMENTO ENDOPROCEDIMENTALE CONDIVISO CON LE SUPERIORI AUTORITA’, VOLTO AD ACCELERARE QUALI SIANO GLI ONERI DOVUTI IN CONSEGUENZA DEL VUOTO LEGISLATIVO CREATOSI, LA CUI TRATTAZIONE HA OCCUPATO QUESTO COMANDO SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA’…..omissis…..

3. IN ESITO AI PREDETTI STUDI, TERMINATI CONTESTUALMENTE ALLA REDAZIONE DELLA PRESENTE COMUNICAZIONE, SI E’ ACQUISITO E DEFINITIVAMENTE CHIARITO CHE NEI CONFRONTI DEL PERSONALE GIA’ “ PROTETTO” AI SENSI DELL’ABROGATO COMMA 4. DELL’ART. 286……..DEVE ESSERE RIDETERMINATO IL CANONE DI OCCUPAZIONE SECONDO I DISPOSTI DI CUI AL D.M. 16 MARZO 2011 EMANATO IN ATTUAZIONE DELL’ART. 6. 21. QUATER DELLA LEGGE 30 LUGLIO 2010 n.122, CHE PREVEDE L’APPLICAZIONE DI UNA INDENNITA’ DI OCCUPAZIONE CALCOLATA SULLA BASE DEL VALORE DI LIBERO MERCATO E DELLA ULTERIORI INDICAZIONI…..omissis

Come è evidente, alla parte in indirizzo a cui si riferisce la lettera, era stato applicato a gennaio 2011 il Decreto Annuale (redditi 2010 e 2011) dell’ex Ministro DI PAOLA del 12 giugno 2012, con il pagamento dell’equo canone. A distanza di 4 anni, a gennaio 2015, dicono a seguito dalla cancellazione dell’art.286 comma 4, quel canone ormai in vigore da tempo, è stato sostituito dal canone di mercato, anche se il reddito non è cambiato, con la restituzione del debito accumulato a partire dalla data del 26 febbraio 2014, data della G.U.

VUOTO LEGISLATIVO? Interessante, se non stupefacente, risulta poi quanto affermato, circa “le conseguenze del vuoto legislativo creatosi”. “La cui trattazione ha occupato questo comando senza soluzione di continuità”

Insomma come dire: del Decreto Annuale nel quale eri transitato da alcuni anni, non me ne importa nulla, dovrai ridarmi i soldi, e ti metterò nel canone di mercato con obbligo di rilascio. Per arrivare a questa conclusione ho studiato con le Superiori Autorità un anno, e devi fartene una ragione.

L’UTENTE COLPITO, “SEPOLTURA “ SENZA ONORI E SENZA FUNERALI PER IL DECRETO ANNUALE 2010-2011 DI PAOLA

Con buona pace delle semplificazioni dell’ottimo Senatore Latorre, che intendeva eliminare le “incertezze amministrative” e delle bellissime parole della Ministra PINOTTI, per bocca del Decreto del 7 maggio 2014 che ricordiamo recitava “di tenere conto delle condizioni generali del Paese e dei riflessi che le stesse producono sul tessuto sociale nazionale ed in particolare di quello economico delle famiglie”. Ci sembra purtroppo, di riscontrare, quando ci si appropria di certe acrobazie semantiche, non a caso spesso si annida la frase: “dove si vuole andare a parare? Chi sa che ne pensa la Ministra Sen. Pinotti?

Certo, quelli che si sono riuniti in permanenza , “la cui trattazione ha occupato questo Comando senza soluzione di continuità” (si presume da febbraio 2014 a gennaio 2015, un anno non precisamente sabatico) per arrivare a togliere un diritto e un canone equo e mettere un canone impossibile con l’applicazione del comma 6. 21. quater, obbligo del rilascio, non sembra andare ne verso le posizioni indicate a parole (scritte nel Decreto) dal Ministro, ne verso una applicazione di mera giustizia.

Quell’innocente iniziativa formalizzata dal Senatore Nicola Latorre, Presidente della Commissione Difesa del Senato, ha prodotto, sembra, l’annullamento di un Decreto firmato da un Ministro della Difesa l’11 giugno 2012, Registrato alla Corte dei Conti il 13 lugliuo 2012, reg. 5, foglio 365, diramato, applicato già da due anni, e “sepolto “ senza onori e senza funerali e caduto in oblio.

ECCO PERCHE’, rimane intatta e più urgente la necessità di ripristinare quella norma derivante da quello che era l’art. 286 comma 4.

ECCO PERCHE’ deve essere ampliata e sollecitata, attraverso l’iniziativa presa da CASADIRITTO, la richiesta di un incontro o meglio una audizione da inviare a mezzo fax da parte delle famiglie, in maniera urgente al Presidente Nicola Latorre, sulla base della lettera aperta, a lui già recapitata e pubblicata poi sul sito.

In allegato il fax da inviare al Presidente Sen. Nicola Latorre di una richiesta di audizione in Commissione Difesa.

Sergio Boncioli

Allegato:
   Fax da inviare al Presidente Sen. Nicola Latorre

17 febbraio 2015

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