DEL DIO DELLA PIOGGIA?
IL SILENZIO E’ LA PAROLA D’ORDINE. Dopo che la sera del 16 agosto u.s, con l’intervento d’urgenza dei Vigili del Fuoco in Via degli Autieri n.25 alla Cecchignola, in una spettrale città ancora vuota, appena uscita dalla 1 fase del COVID e ancora deserta per gli ultimi scorci di una vacanza magari ad Ostia, la mattina seguente un potente mezzo meccanico con un lungo braccio retrattile già cominciava a sbriciolare le rovina di una palazzina costruita in era mussoliniana. Quella palazzina di tre piani, ospitava al piano terra la Sede di un Comando Militare. Accanto dei locali della Sanità Militare. Nei due piani superiori erano collocate 12 famiglie, alcune con il titolo, le altre senza titolo, ma regolarmente utenti paganti un canone stabilito dal Comando della Capitale. Quelle immagini, immortalate la sera stessa e il giorno dopo, ed inviate a Casadiritto parlano da sole.
PERCHE’ E’ SUCCESSO? Una mera fatalità del destino cinico e baro? No. Erano anni che sulla situazione critica di quel palazzo, si concentrava l’attenzione di chi, al principio notava solo chiazze di umido e piccole infiltrazioni sul terrazzo. Le lettera di richiesta lavori fioccavano numerose e nemmeno la presenza di un Comando e altri locali adibiti ad uso sanitario, preoccupava chi doveva decidersi a programmare ed effettuare i lavori. Spesso si crede che manutenere un edificio sia una operazione obbligata, un atto dovuto e non, come spesso accade, un favore per accattivarsi benevolenze e conoscenze. Difendere e conservare il Patrimonio è un dovere, fermo restando la necessità di programmare la richiesta dei fondi necessari sui singoli capitoli di spesa. Dunque, i lavori iniziano con uno stato critico già avanzato di degrado di terrazze e muri perimetrali. Viene rafforzata la superfice del terrazzo e messa la guaina impermeabile. Il sovraccarico non poggia su basi solide evidentemente ed il peso ulteriore fra crollare il terrazzo nel piano sottostante. L’inchiesta però, se inchiesta ci sarà, stabilirà la vera causa. La nostra ricostruzione non si può basare se non su valutazioni elementari e visive.
Tutti i giornali purtroppo a noi noti, quelli dei titoloni sulle inchieste della Procura per capirci e tutte le Agenzie Stampa ( sono centinaia) senza ordini dall’alto, si guardano bene di scrivere una riga. Dovrebbero, se sono degni del mestiere che dicono di fare, risalire almeno alle cause.
E LE FAMIGLIE CHE FINE HANNO FATTO ? Invitate a sgomberare gli alloggi sono state collocate in sistemazioni provvisorie, chi in alloggi APP, chi invece presso la Foresteria Militare PIO IX Via Castro Pretorio, alla Stazione Termini. Dal 16 agosto, senza la possibilità di raccogliere alcuni documenti, abiti e quanto altro. Chi è alla PIO IX non ha nemmeno l’uso di cucina. Sembra che dopo il 16 ottobre sia stata loro concessa la possibilità di riprendere gli effetti personali e altre cose, ma dove metterle? Ci sono state tante segnalazioni a Casadiritto, una famiglia ci è venuta a trovare direttamente a casa a Via Garibaldi. Magari se la vicenda e le vicissitudini di questa famiglia, fossero state riportate agli onori di cronaca, avrebbero contribuito più celermente alla soluzione del problema post-crollo.
Ora, al di là dell’emergenza, si tratta di dare una sistemazione consona ad ogni nucleo familiare. Già si intravedono tentativi di limitare nel tempo le attuali sistemazioni provvisorie. In taluni casi sono stati dati, per le vie brevi, fantastiche scadenze a tempo dopo le quali ognuno dovrebbe provvedere per se. Questa soluzione sarebbe improponibile, dal momento che, seppur senza titolo di concessione, alcune famiglie permanevano all’interno come utenti sine titulo versando un canone prestabilito dai Regolamenti e applicato dall’Amministrazione. Le cause del crollo, al di la da quanto scaturirà dalle indagine, non è colpa certo degli utenti sgomberati. Casadiritto ha già provveduto ad interessarsi per evitare una soluzione drammatica ed i primi risultati già si intravedono.
EPISODI RICORRENTI IN TUTTA ITALIA. Quanto accaduto non è altro che lo specchio di quanto accade a causa di più fattori, quali disinteresse, negligenza e imperizia. Moltissimi degli alloggi che ora sono abitati, sono stati costruiti da 60-70 anni. Poi ci sono addirittura edifici storici adattati ad alloggi, che dovrebbero essere conservati tanto più che godono della tutela della Sopraintendenza e delle Belle Arti in Difesa del Patrimonio Storico. Una delle cause concomitanti, assieme agli alti canoni, è l’abbandono dovuto alla fatiscenza.
Ed ecco che vengono fuori i 5.300 alloggi ai quali da oggi aggiungiamo un bel + 12, il numero di case fatte sgomberare.
Quello che stupisce ancora di più è che il crollo della Cecchignola è avvenuto su una struttura ove aveva Sede un Comando e una struttura sanitaria della Difesa. Fa pensare che il degrado immobiliare sia arrivato fin dentro il “ Sancta Sanctorum” della città militare.
Siamo alla vigilia di importanti decisioni, è ora di smettere ad additare come fanno certi scaricabarile, ai sine titulo parte o tutte le colpe dell’inefficienza abitativa. Certi Poteri esercitati dai responsabili diretti del disastro farebbero bene a fare un bagno di umiltà e di autocritica personale e collettiva e confessare la verità. A meno che si inventino che un mitologico dio maligno della pioggia o altra divinità soprannaturale ce l’abbia con loro.
Sergio Boncioli
Allegato:
In allegato, la sequenza di foto del crollo alla Cecchignola